venerdì 21 dicembre 2012

Lo diceva Ugo La Malfa nel 1975

Lo scriveva l'indimenticato, antifascista, leader del Partito Repubblicano Ugo La Malfa (laureatosi in scienze diplomatiche a Ca' Foscari) nel 1975 nel suo libro "L'altra Italia": "Quando si parla di riforme sociali, di squilibrio fra le aree sviluppate e le aree depresse, quando si parla di parassitismo, di burocratismo, di degenerazione delle strutture pubbliche, di cattivo eseercizio del potere, quando si parla dei redditi, quando si esaminano i problemi del rapporto fra rivendicazioni e riforme, quando oggi i partiti e i sindacati parlano di compatibilita': ebbene, che cosa di questa tematica e' sfuggito alla nostra attenzione, alla nostra riflessione, alla nostra angoscia? Oggi si dice che al nostro paese occorre un nuovo e diverso modello di sviluppo. Ma quanto sarebbe stato diverso realizzare gradualmente un nuovo modello di sviluppo dodici, dieci anni fa, anziche' realizzarlo nel pieno della crisi economica, finanziaria, sociale e istituzionale in cui il nostro paese e' piombato! Noi possiamo cominciare anche da questo momento, se altre forze sono seriamente disposte come noi a questa opera di rigore; ma non ci nascondiamo la complicazione che deriva da dodici, dieci anni di ritardo, non ci nascondiamo che le degenerazioni del nostro sistema, i parassitismi, i privilegi, lo sperpero delle risorse del paese, le ingiustizie, gli squilibri fondamentali si sono solidificati".

Buon Natale





Un augurio di buon natale a tutti i miei amici.


- Marco Fasiolo

mercoledì 7 novembre 2012

I numeri della politica italiana. E' aperta la vendemmia

Oggi piccola riflessione numerica. Sui numeri evidenti della politica. Usa: Democratici e Repubblicani. Gran Beretagna: Labour, Tories e Lib-Dem. Italia: PD, IDV, SEL, Rif. Comunista, Comunisti Italiani, Verdi, Mov5Stelle, Partito Comunista dei Lavoratori, PSI, Nuovo PSI, Socialisti Uniti, Radicali, Api, UDC, Pionati Unione di Centro, Forza Sud, PDL, Lega Nord, Futuro e Liberta' e prossimamente (coming soon) Italia Futura, Riformisti Italiani, Fermare il Declino, le liste arancioni di De Magistris, aspettando Ingroia e Scilipoti. Mi viene da dire trova le differenze. Poi possiamo anche parlare di riformare il paese, la politica e selezionare i politici. Ecco partiamo da qui: un bel -20/25 tra i partiti italiani. Invece cosa accade? In Italia per ogni sensibilita' e personalita' UN PARTITO. Ricorderemo questa classe politica come la piu' indegna e squalificante di tutta l'epoca repubblicana. Classe politica che trova il tempo di essere tutta e indistintamente obamiana. Un insegnamento viene dall'America, pero', le speranze, le motivazioni e le risorse per risolvere la crisi morale ed economica del paese vanno trovate nella politica. Che va riformata con il proprio impegno personale e l'attivismo senza delegare comici a farlo. Ne avevamo gia' uno di comico che e' rimasto in carica 20 lunghissimi anni. Non si cambia solo lamentandosi quando in gioco ci sono le opinioni degli altri. Hai il dovere di mettere sul piatto la tua opinione. La critica senza impegno personale e' solo un lamento fastidioso e non da frutti.
Si puo' cambiare la politica mettendoci gambe e fiato propri. E mi riferisco proprio a quelli che vivono nella loro quotidianita' il paese reale. Non siete stufi? Allora mandiamo la vecchia classe dirigente a vendemmiare. Speriamo non siano CHOOSY.

venerdì 2 novembre 2012

Di Pietro's Epic Fail

Grillo the new Savonarola. Tutti ladri! Tutti peccatori!


Ladies and Gentlemen the new Savonarola. Next speech for the next rally:

"Guardati adunque, o uomo di Dio, di conversare con i peccatori di modo che tu faccia amicizia con loro; perché sarà più facil cosa che tu declini dalla retta via, che essi ritornino alla giustizia".






Thank you Beppe. We don't deny to go to Hell. Thank you. We refuse the offer and we carry on.

Silvio e il deja vu del ceramista. Two men. One end.




After the last words of Berlusconi in which he openly declared his definitive abdication. I remembered the words of another eminent decayed. At the end of his political career, he declared:



"E' la materia prima che mi manca, anche Michelangelo aveva bisogno del marmo per fare le sue statue. Se avesse avuto solo dell'argilla, sarebbe stato solo un ceramista. Un popolo che e' stato per sedici secoli incudine, non puo' in pochi anni diventare un martello"



(cit. Silvio Berlusconi opss.....no no Benito Mussolini)


Two men. One end.

martedì 23 ottobre 2012

La "terza strada". L'unica possibile per cambiare.





Quello che sta succedendo alle primarie del PD, espressamente riguardo le forme del consenso e la struttura del partito fa collidere visioni completamente diverse della politica. Il mio pensiero e' interamente racchiuso in questa dichiarazione di David Miliband:

“We need our kind of politics now to avoid a false choice of left and right in the party. It is a third way within the party: not the posturing of the left nor the conservatism of the right“

Credo che Matteo Renzi converrebbe con me e con tutti quelli che lo sostengono che esiste una "terza" strada possibile che permetta di non alzare barricate sinistroidi e di evitare atteggiamenti tipici della destra. La soluzione e' ascoltare la gente. Interpretarne gli umori e la volontà e le speranze. Le rendite di posizione servono solo ad accentuare la distanza tra cittadino e politica. Le false scelte contribuiscono, come quelle sulle regole delle primarie, ad avvalorare la tesi che la politica cerca solo di conservare se stessa evitando il cambiamento.
Invece noi crediamo che la terza strada sia a portata di mano. A portata di leader.



- Marco Fasiolo

sabato 22 settembre 2012

Il saggio dice, la nuova generazione contraddice. Storia di un conflitto.




Ogni tanto qualcuno, qualche vecchio sapientone ci rinfaccia (a noi laureati) il nostro fare accademico e sapientone di chi ha studiato e frequentato l'università. La volatilita' delle nostre opinioni e l'inutilita' nell'immediato e materiale. Imputandoci e facendoci sentire in colpa per non avere fatto o scelto di fare i muratori, gli operai o quant'altro (posto che io ho fatto qualsiasi lavoro, tra cui studiare, anche), bene a voi dico che noi generazione 25-35 anni non siamo altro che il prodotto di ciò che e' la realtà attuale nei paesi Esteri. Quindi i saggi non si spaventino se qualcuno vuole studiare. Siamo il
Frutto di una europizzazione che in Italia non e' mai avvenuta. E che ci avrebbe dovuto cambiare come nazione e modernizzarci. Dove si studia, si fa volontariato e ci si realizza. E invece siamo in profonda fase regressiva. Si tagliano i fondi allo studio. Si tagliano le opinioni. Mentre una certa politica italiana, ingorda ha reso l'Italia un porcile. L'egoismo di tale classe di saggi (che come diceva De Andre' danno consigli sentendosi come Gesù nel tempio) frustrati sta portando le future generazioni italiane ad abbandonare gli studi universitari. Vista anche la crisi. A voi mi rivolgo perche' teniate duro e continuiate il vostro sogno di concludere i vostri studi. D'altronde se una nuova classe di lavoratori preparati con curriculum di eccellenza finisce sottopagata nei call-center o a fare i camerieri in qualche bar, non e' colpa loro. Di certo. Ma di una chiacchierona generazione saggi che non sa come giustificare il fatto di aver dilapidato il futuro di una intera nuova generazione. Se fossero valsi i paradgmi metitocrazia e preparazione non saremmo a queso punto. Ragazzi, continuate per la vostra strada, fatevi spazio, sgomitate per il vostro obiettivo e se non ce la farete siate bravi operai, casalinghe, agricoltori, call-operator, madri e padri, ma non permette mai a nessuno che vengano messe in dubbio le vostre facoltà intellettive se ne siete profondamente convinti. Fatelo in attesa che i "saggi" si sveglino e si accorgano che l'italia contadina e' finita 30 anni fa. Bisogna avere audacia e fortuna, anche se non e' facile e le situazioni personali incidono tanto. Ma nel proprio piccolo la nostra generazione ha il dovere di buttare il cuore al di la dell'ostacolo. Viva tutti gli studenti e i lavoratori (anche quelli che non hanno studiato e hanno le mani segnate dal lavoro) d'Italia!
Il Sessantotto e' finito andate in pace.

- Marco Fasiolo

domenica 16 settembre 2012

Perche' si parla di "rottamazione"?





Perché' si parla di rottamazione in politica?

Se oggi stiamo parlando di rottamazione e' perché chi doveva andarsene dal proprio incarico politico, continua ad occuparlo ad oltranza (aggiungo con le unghie e con i denti) bloccando il normale turn over della classe dirigente italiana. E bloccando il normale sviluppo e propagarsi di idee nuove e uomini meritevoli.

Questi signori sarebbero piu' utili nelle aule delle scuole di politica (in qualita' di insegnanti) piuttosto che perpetrare il loro ruolo ad oltranza.

- Marco Fasiolo

giovedì 13 settembre 2012

Bersani-Renzi. Stalingrado-25 aprile





Ho come l'impressione che i bersaniani vedano le primarie del PD come una nuova Stalingrado (non passeranno). I renziani sono piu' in stile 25 aprile (Liberazione).


- Marco Fasiolo

mercoledì 12 settembre 2012

Se questa è una scuola.....Keep Calm..



E lo chiamano concorso per insegnanti? Concorso per svecchiare la scuola? Peccato che per per i non abilitati e per abilitarsi sia un'odissea. E' uno schifo, allora a cosa serve il 3+2? non era meglio rimanere ai quattro anni? I concorsi per l'insegnamento sono legati a vincoli stupidi e cretini, al pari di chi fa queste leggi. Per accedere al concorso bisogna avere dei crediti di area predefiniti imposti dal ministero, che l'università non ti obbliga a a fare o che nel proprio piano di studi non ci sono. E allora può capitare che ci sia un ragazzo che ha conseguito un dottorato di ricerca che però non ha conseguito i crediti di area e quindi non può insegnare la sua materia. Secondo voi una persona che consegue un dottorato di ricerca è in grado di insegnare in un liceo la sua materia o ha bisogno della badante?
Facciano concorsi aperti dove i migliori escono veramente, sennò questa diventa la scuola del "io speriamo che me la cavo". E allora a questo punto la speranza diventano solo le scuole private, dove magari viene valutato anche il curriculum, che sarebbe auspicabile quanto necessario. L'insegnamento non è una serie di crediti di area, ma va offerto a persone con talento. Sento Profumo (il ministro) di fregatura.

lunedì 10 settembre 2012

Beppino, Eluana e la bella addormentata




Uomini come Beppino Englaro, sono esempi positivi, eroi moderni, che la legge ha fatto soffrire molto di piu' di quanto lo abbia fatto il destino.




Il film di Marco Bellocchio sul fine-vita, su come morire, sul decidere come concludere il nostro dipinto, la nostra vita, apre le porte ad una discussione che per forza di cose lo stato prima o dopo dovrà regolamentare. Che la chiesa, dopo il caso del cardinal Martini dovrà rivedere. D'altronde se esiste un testamento materiale, dove lasciamo beni e soldi a qualcuno, perche' non possiamo presentare un testamento biologico dove scegliamo che ricordo lasciare ai nostri cari? Il fatto ancora piu' increscioso e' che l'accanimento terapeutico ci renderebbe non piu' uomini, non piu' dei cristiani, ma dei vegetali. Cosa c'e' di cristiano nel consumarsi in un letto di ospedale? E che i giudici della Mostra del Cinema di Venezia considerino il fine vita un argomento di respiro italiano e non europeo, o mondiale mi fa pensare. Molto. Non vedo l'ora di vedere il film. Riposa in pace bella addormentata.


- Marco Fasiolo

mercoledì 5 settembre 2012

L'On. Roberto Galli. Chioggia e la storia che si ripete. O che non è mai passata



Chioggia, lo sappiamo tutti, ha problemi infrastrutturali enormi. Ferrovia, porto e pesca sono sempre stati i principali problemi della città. Questi problemi ce li portiamo dietro da oltre cento anni. E non è vero che Chioggia non ha mai avuto una importante rappresentanza in Parlamento o in un Governo. Parlo del deputato che è stato oggetto della mia tesi di laurea specialistica: Roberto Galli.  Nato a Chioggia nel 1940 da una famiglia medio-borghese, deputato del collegio di Chioggia dal 1886 al 1919 (ad eccezione degli anni compresi tra 1896 e 1899), Galli fu deputato della Sinistra Storica, garibaldino e crispino e assunse un ruolo centrale sia per la sua attività politica a livello locale nel suo collegio elettorale sia per il ruolo di sottosegretario agli Interni nei governi nazionali guidati da Francesco Crispi tra il 1893 e il 1896. Ebbe pieni poteri di Ministro in vece di Crispi che aveva tenuto per sè il ministero degli Interni. Per capirci fu quello che autorizzò la soppressione dei moti di Lunigiana e la messa fuori legge del Partito Socialista tra 1894 e 1895 e concepì il domicilio coatto per molti esponenti socialisti. Era anche un importante esperto di politica estera.
Ecco cosa dichiara nel 1902 in Parlamento riguardo i lavori da attuarsi nella stazione marittima di Chioggia:


Chioggia è una città notevole di 32 mila abitanti, con una popolazione intelligente, attiva, ardita. È a capo di un territorio bonificato e molto ubertoso. È porto naturale di una provincia ricca e piena di movimento: quella di Padova; è collegata con una ferrovia ad un’altra provincia pingue di messi, a Rovigo. Ora, perché è stata fatta la ferrovia di importanza, non locale, se non perché si è riconosciuta al porto di Chioggia una importanza nazionale?
E perché si ritardano i lavori del congiungimento della ferrovia alla stazione marittima? E se avete costruita una stazione marittima, perché non fate il porto?
Un’altra circostanza è da tener presente, il Ministero dei lavori pubblici ha nominato una Commissione per fare degli studi intorno alla navigazione interna, che è uno dei nostri più grandi e pur troppo dimenticati, problemi. Da Chioggia si potrà andare al Lago Maggiore. Il punto di partenza di cotesta navigazione dalla quale si aspettano notevoli benefici, è naturalmente Chioggia. E come volete attuare quelli che devono essere i nostri propositi, se non riaprite il porto per il quale le navi possano entrare od aver comunicazione col mare?
Badate che è molto trascurata la riva del mar Adriatico (Approvazione del deputato Valeri) ed ecco l’onorevole Valeri di Ancona, che mi dà ragione pienissima. Non si osserva abbastanza che, malgrado la alleanza politica, l’Austria invade tutto il mare nostro. A differenza di noi, a differenza, onorevole Piccolini, di ciò ch’Ella indicò sulla vicinanza di Venezia a Chioggia, in Austria, sebbene Fiume sia così vicina a Trieste, non si trova difficoltà a proteggere e Trieste e Fiume!
È doloroso! Ma voglio concludere. Conosco la mente e l’animo del sotto-segretario di Stato, il quale in queste questioni mette tutta la sua intelligenza e la attività. Mi permetta adunque che non mi chiami soddisfatto della sua risposta; ma accetti la mia dichiarazione, che ho fiducia in quello che egli dopo le mie parole, dopo il mio eccitamento sarà per fare. Nella sollecitudine di lui ho fiducia completa per gli interessi di Chioggia (Atti Parlamentari, Camera dei deputati, Discussioni, tornata del 19 dicembre 1902, pp. 4798-4799.).



Quindi i problemi di ieri sono i problemi di oggi. Scarsa riconoscibilità del ruolo assunto o da assurgere da parte di Chioggia nell'Adriatico e nello sviluppo dei traffici commerciali a nord-est. Ma Galli ci dice di più rispetto alla condizione di Chioggia e dei suoi cittadini. Nel 1906 in una conversazione personale con il ministro dei Lavori Pubblici Niccoli "rubata" da un giornalista dell'epoca (diremmo oggi, grazie a un' intercettazione!), dichiara:


Non paventar, ministro, acquietati. Conosco i miei polli. Gridano, ciarlano, stampano manifesti…. ma poi tutto si risolve in nulla. Hanno sempre fatto così. Per me sta tranquillo. Io sono con i ministri. Li ho sempre appoggiati tutti, sempre. Alle volte quando stavano per cadere ho dato loro qualche voto sullo stomaco…. ma era così per ridere, e perché ero certo che sarebbero caduti anche votando favorevolmente… . E poi bisognava ingraziarsi quello che sarebbe salito ( “Chioggia Nova”, 15 dicembre 1906).

Evidentemente i problemi di Chioggia dipendono da molteplici elementi, la scarsa riconoscibilità del suo ruolo, la debole rappresentanza politica e anche fattori endemici alla sua popolazione che forse fino ad ora ha avuto poco coraggio di combattere fuori dai propri confini territoriali, superando la condizione di "isolano" (legato alla terraferma da un ponte).
In tempi di discussione su che cosa essere, se città metropolitana o altro, penso che abbiamo, noi cittadini, la forza, l'orgoglio, le conoscenze e le menti argute e vivaci per dire la nostra e per scegliere la migliore soluzione possibile per la città.



Tra politica e altare

La cosa che mi da più fastidio dei cosiddetti democratici è che per loro le feste dell'Unità devono e possono esistere, invece i meeting CL no. Ognuno sarà anche libero di esprimere le proprie idee? No? Poi decideranno i cittadini. Sarebbe questa la loro democrazia partecipativa? Fosse anche il meeting dell'agricoltore agricolo io li starei ad ascoltare. E' il dovere di ogni buon politico. Proprio come ha fatto Monti. Poi si può condividere o meno. Lo stesso vale per il movimento cattolico, a volte sordo nei confronti delle istanze laiche e riformiste. Erano molto meglio gli originali: Peppone e Don Camillo.

domenica 2 settembre 2012

Il bisogno di qualcosa di nuovo. Living and loving the American campaingn






In questi giorni sto seguendo la campagna elettorale americana per le presidenziali, ed e' impressionante come tutta una nazione sia coinvolta, anche in tempi di crisi e disillusione verso la politica. Perche' devono scegliere il proprio presidente. Il presidente per eccellenza, quello che di solito senti dire alla fine del suo discorso "God bless America" (Dio benedica l'America), ovvero il presidente degli Stati Uniti. In realtà dietro la scelta di un presidente, c' e' molto di piu': c'e' la consapevolezza del ruolo degli Stati Uniti nel mondo, c'è l'immagine che gli americani voglio far passare dell'America nel mondo, c'e' il sogno americano.
Due partiti (anche se molto eterogenei al loro interno, ma con capacita' di sintesi finale, nella vittoria), due idee di società e cultura (ad esempio gli artisti, gli attori, gli scrittori sono molto coinvolti nella campagna), una vittoria. Questa e' la ricetta, che non e' perfetta, ma ha un suo disegno. Ci sono poi dei candidati minori, piu' che altro legati alle minoranze etniche.
Il dibattito mediatico e' tutto rivolto ad uno scontro-confronto e si sottolineano piu' le discordanze del filo logico dei programmi proposti piu' che parlare di escort. Di certo il dibattito non e' influenzato pesantemente dagli avvisi di garanzia della magistratura.
Il sogno italiano, che potrebbe essere racchiuso nel concetto di "Bel Paese", quello del sole, dell'accoglienza, della cultura e della grande tradizione universitaria, dei luoghi splendidi dove soggiornare, del buon cibo, degli scrittori e della tradizione cattolica (perché questo noi siamo, tutti, nati e cresciuti immersi nella cultura cattolica-cristiana, in Italia puoi dirti ateo ma non che non hai un background cristiano, meglio cattolico), dove e' finito?
Forse e' sparito con i grandi partiti di massa, DC, PCI e PSI dai grandi numeri, che forse avevano garantito la continuità culturale e politica di questo paese. Non sono nostalgico della prima Repubblica, guardo le cose come stanno.
Oggi siamo qui a chiederci quanto vale il Berlusconi, Bersani, Casini, Vendola, Di Pietro, Storace, Ferrero, Bonino, Pionati, Lombardo, Maroni e ti ci metto pure Scilipoti (e i loro rispettivi partiti), e nessuno di questi molto probabilmente vale la pena di essere votato.




Molti partiti, nessun leader. Nessun De Gasperi, nessun Berlinguer, nessun Pertini.
E allora mi chiedo, siamo sulla strada giusta?
Mi rispondo: impariamo dagli americani e torniamo ad essere quello che eravamo, italiani. Nessuno qua vuole diventare un tedesco, non lo volevamo essere sotto gli austriaci, ne durante le due guerre mondiali. Lasciateci essere italiani, ma italiani moderni, imparando qualcosa dagli altri, insegnando qualcosa, ma senza usare le solite scorciatoie.
Mi piace il sistema americano, ma non voglio un Obama italiano, mi accontenterei di un nuovo De Gasperi, che era un montanaro dal passo pesante, non era "abbronzato", ma era un italiano di qualita'. Il tutto in un sistema rinnovato.
- Marco Fasiolo

sabato 1 settembre 2012

Coming soon. Tutti al cinema metropolitano




Ieri ho pensato, cavoli oggi il tempo e' brutto, fa freschetto, vado al cinema. Ok. Marghera. Batman spettacolo delle 22. Vado a casa mi lavo e guardo l'orologio, 21,40, niente cinema a meno che non avessi ingaggiato Kit per andarci. Poi ho pensato, ma porca vacca siamo Chioggia, una città di 50-55 mila abitanti e non abbiamo un cinema di sera? E vogliamo parlare di un teatro?Noi che in passato abbiamo avuto teatri e cinema famosi nel Veneto. Ad esempio, il Teatro Garibaldi, famoso teatro risorgimentale che ha visto e sentito suonare l'inno di Garibaldi e Garibaldi stesso in visita nel 1867. Per capirsi dove si suonava "La bella gigogin" con il suo "daghela avanti un passo!". Poi il cinema Astra e Verdi (contemporanei) e da ultimo, quello a cui sono piu' legato affettivamente, il Vittoria. Insomma c'era tradizione e c'erano teatri e cinema. Ora se vuoi vedere un film o vai alla nostra Arena spettacoli, d'estate o vai al Cinema Don Don Bosco (e meno male che c'e'), di giorno. Ah beh dimenticavo abbiamo un teatro in via di definizione che e' perennemente quasi finito. Ma allora mi chiedo chi e' che deve risolvere questo problema? Banale apparentemente, ma un problema di spazi culturali, in una città con un altissimo tasso di analfabetismo di ritorno e di partenza, pure. E mi chiedo perche' dovrei andare al cinema nella periferia desolata e vuota (forse putrida) della Dominante (Venezia), quando potrei prendere la bicicletta e andare al cinema nello splendido centro di Chioggia o Sottomarina, così magari dopo il film mi fermo anche in un locale a bere qualcosa, chiacchierando del film, gustandomi alcuni dei locali piu' accoglienti del centro?
La risposta e' che non siamo troppo "metropolitani", ma il dubbio e': quando saremo metropolitani, lo avremo o no il cinema?
Ma la soluzione piu' probabile sarà farsi la doccia piu' alla svelta così da non perdere il prossimo spettacolo.

- Marco Fasiolo

mercoledì 29 agosto 2012

La vita buona





Per dirla con Celentano, considero il Cardinale Angelo Scola uno sei cardinali piu' "rock" che abbiamo in Italia. Originale e' la sua interpretazione degli anni '60 e della "Beat generation" e su significato del keruachiano "Sulla strada", interpretato come gente, pellegrini che non si fermano mai e sono sempre "sulla strada", che percorrono incessantemente, con fede e umiltà. A parere del cardinale, in Italia la vera essenza del movimento hippy e quelli della beat generation sono stati contagiati dal marxismo, che ne ha fatto scorrettamente sua proprietà. Per non parlare della sua visione del cattolicesimo come una opportunità e non come privazione.
Ma e' sul concetto di famiglia che mi trovo in totale accordo: "Una società che si va facendo liquida ha bisogno di qualcosa di solido. La famiglia è il primo fattore di solidità. Se viene assunta nella sua dimensione di capitale sociale, rappresenta un elemento importante su cui far leva per la vita buona; in senso morale ma anche economico. Per questo il governo e la politica devono fare di più, molto di più".
C'è bisogno di piu' famiglia e meno individualismo.

- Marco Fasiolo

Lo stato etico. La scoperta dell'acqua calda...






Mi pare che in questi giorni in Italia si stia scoprendo l'acqua calda. Tutti contro il provvedimento che il ministro della sanità Balduzzi ha tentato di emanare. Cito AGI.it:
"Tra le novita', multe in arrivo per chi vende sigarette ai minori di anni 18, videopoker lontani da scuole e ospedali, tassa sull'alcol e l'obbligo per chi va in palestra del certificato di sana e robusta costituzione da far redigere da un medico sportivo. Nel "decretone" intitolato "disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del paese mediante un piu' alto livello di tutela della salute" si prevedeno norme per la razionalizzazione dell'attivita' assistenziale e sanitaria, per la promozione di corretti stili di vita e riduzione dei rischi connessi all'alimentazione e alle emergenze veterinarie e la diposizione in materia di farmaci e di servizio farmaceutico".
Scusatemi, ma io sono totalmente d'accordo con questi provvedimenti. Lo stato deve necessariamente essere etico, senza essere invasivo e le famiglie hanno il dovere di essere responsabilizzate maggiormente. Non ci vedrei nulla di male ad un divieto di utilizzo di alcol e fumo per i minorenni con pene severissime per i genitori e con programmi di recupero adeguati. Lo stato ha il dovere, non di imporre, ma di proporre un'idea di società positiva orientata alla salvaguardia della salute dei propri cittadini. D'altronde negli Usa il divieto di bere alcolici ai minori di 21 anni esiste, in uno stato orientato al liberismo, allo sfrenato individualismo e alla libera azione.
E poi i video poker sono veramente uno strumento deleterio e in alcuni casi creano dipendenza, per non parlare che sono diventati una forma di riciclaggio di denaro per le organizzazioni criminali estere come quelle cinesi.




Cito una definizione: "Il termine “etico”, attribuito al sostantivo “stato” viene usato solitamente per indicare una forma istituzionale statale nella quale tutte le particolarità, individuali e sociali, trovano il loro fondamento, la loro realizzazione ed il loro scopo. Teorizzata in particolare da filosofi politici come Hobbes ed Hegel, l’istituzione statuale etica costituisce il fine ultimo cui devono tendere le azioni dei singoli individui e costituisce la realizzazione concreta del “bene” universale" (http://keynes.scuole.bo.it/~miglioli/kant/Stato%20etico%20per%20i%20ragazzi%20X.doc)
Allora sapete cosa vi dico: magari lo stato fosse etico. Prima con se stesso e poi con i suoi sudditi.
- Marco Fasiolo

domenica 26 agosto 2012

Fascisti e stalinisti, web e no






Bersani ha rispolverato, anzi inserito il termine "fascista" nell'alveo della cultura "grillina". Li ha chiamati "fascisti del Web". Non capendo che ciò che compone la base grillina e' una cultura variegata e non riducibile ad una ideologia totalitaristica, proprio perche' non dotata di una ideologia vera e propria. Ci stiamo riappropriando della terminologia politica tradizionale, e visti i risultati interni al partito conseguiti dal PD, rispolvereremo il termine "stalinista".
- Marco Fasiolo

venerdì 24 agosto 2012

Utoya. Le ferite che la legge non può rimarginare




La giustizia non può rimarginare certe ferite. Neanche 21 anni di galera conferiti al mostro Breivik. Soprattutto quando a venire spezzate sono le vite di giovani, alcuni, futuri leader europei o anche semplici ragazzi impegnati nella vita politica e sociale del proprio paese. Ma quante volte abbiamo pensato: "per questo, ci vorrebbe la pena di morte!". In realtà giustizia, giustizialismo e giustizieri non rimarginano certe ferite. 77 vite strappate al loro destino da un pazzo scellerato sono troppe anche per una giustizia dura, severa e imparziale. Rimane solo la legge di Dio, l'unica vera legge che non ha limiti temporali e fisici. Esiste il perdono, difficile, troppo. Esiste la preghiera, che a volte aiuta ad accettare la legge terrena e materiale, incrociandola con la legge di Dio.
Che Dio benedica le anime di queste 77 persone. Anche loro speriamo un giorno, troveranno il loro posto e la quiete che meritano. RIP.


- Marco Fasiolo

mercoledì 22 agosto 2012

Il tango e' una conversazione - Oblivion ( Piazzolla)





Questa e' una delle piu' belle descrizioni che trovato sul tango:


Ogni tango che si balla è una conversazione unica con un altro.
L'uomo segnala una certa coreografia, un certo passo, una certa figura. E la donna risponde. Timidamente, agitata, volentieri, affrettata, con fredda tecnica, con naturalezza. Risponde col suo personale tempo e con la sua personale vibrazione.
La donna allora risponde e l'uomo la interpreta nella sua dedizione o nella sua reticena, per proseguire domandando e rispondendo. (Lidia Ferrari)



- Marco Fasiolo

The Arab Spring is a fake






The Arab Spring is a political fake. I don't like this kind of rebels and their executions of the men of the regime. If you imitate your dictator in the way of behaving, this confirms that you are not clearly better than him.



Resuming, what does effectively
have changed after the Arab revolts? They changed men but the method still remains. We don't need to replace a regime with another dictatorship. Europe and USA don't need to help such actions. They must be free by themselves. It should be a revolt and not such as a revenge. Tunisia, Libya and Egypt docet.
We look further to see what will happen in Syria.


- Marco

lunedì 20 agosto 2012

Italiani sempre ultimi....anche a tornare in classe




Le 12 settimane di vacanze estive per i ragazzi italiani sono ormai un retaggio dell'Italia contadina. Quasi tutti i paesi piu' avanzati, molti di questi del nord Europa, tra le quali l'Inghilterra, la Germania e l'Olanda, ne prevedono solo 6 (vedi la classifica http://ospitiweb.indire.it/adi/SemFeb2011_Atti/3_Wind/sa11W_400_vacanzeestive.htm). Siamo tra i fanalini di coda della Eurozona. E' altresì dimostrato che un lungo periodo di vacanze estive provoca un danno all'apprendimento, specie nelle famiglie piu' povere. Si dice.
Anche adeguare le vacanze estive dei nostri ragazzi, riportandoli in aula il prima possibile, costituisce una vera e propria riforma, una rivoluzione culturale. Perche' i cambiamenti di mentalità partono da una consapevolezza culturale nuova. Ma non sarebbe anche di aiuto alle famiglie dove entrambi i coniugi lavorano? E quindi una forma di welfare? Visto che le famiglie non sarebbero costrette a pagare qualcuno che badi ai loro figli? E poi non sarebbe male che i nostri figli passassero piu' tempo sui libri e competessero maggiormente con i loro coetanei europei. Dio veda e provveda.

- Marco

Hotel Somalia





Somalia, first government since 1991. But does Somalia exist yet?


- Marco

Giovani turchi...del Pd




La scelta da parte di alcuni esponenti del PD di farsi chiamare "Giovani Turchi", mi fa venire i brividi per due motivi: 1 se penso al genocidio degli armeni, 2 se penso a chi li guida.


- Marco

sabato 18 agosto 2012

Bolt a Birmingham. Che mi sono perso!


E’ bello fare le vacanze al mare, dietro casa. Salvo poi accorgersi che quando lasci la piovosa Birmingham per le soleggiate spiagge veneziane, fioccano gli avvenimenti sportivi.
Delle olimpiadi ne abbiamo già parlato nel precedente articolo. Ma il passaggio della fiaccola olimpica a Birmingham non è stato l’unico evento olimpico che ha portato agli onori della cronaca la città. Infatti, l’Università di Birmingham ha avuto l’onore di ospitare per due settimane il team Giamaica di atletica. Gli atleti giamaicani hanno usufruito degli impianti sportivi dell’università per il loro “training camp” di fine luglio, in vista delle olimpiadi. Usain Bolt ha dominato ancora una volta la scena assieme al compagno di squadra, nonché primo avversario, Yohan Blake. La città, dove vive una folta comunità giamaicana, ha dedicato una statua a Bolt. L’atleta è raffigurato nella sua tipica posa, con il braccio teso verso il cielo. La statua è stata posta nei pressi del Birmingham City Council.

Il “trainer camp” ha portato bene al team Giamaica che ha fatto incetta di successi, specialmente nelle discipline della velocità. Bolt, dopo le vittorie olimpiche, ha pubblicamente ringraziato la città per l’ospitalità ai microfoni di ITV News.
Passando agli eventi di tipo calcistico, Birmingham ha avuto l’onore di ospitare la finale di Community Shield lo scorso 12 agosto. Il Villa Park è stato il teatro di un derby tutto italiano tra Manchester City e Chelsea, entrambe guidate da tecnici italiani, Di Matteo e Mancini. Il match ha visto prevalere i “Citizens” che hanno superato i “Blues” per 3-2. Direte è finita qua? E invece no. Il 19 agosto sarà di scena il ciclismo, con l’iniziativa “Go Sky Ride”, il risultato della collaborazione tra federazione ciclistica britannica, Birmingham City Council e Team Sky. La mission del programma è lo sviluppo e la diffusione del ciclismo a livello locale. La vittoria di Wiggins al Tour de France 2012 e gli sprint di Cavendish hanno spinto molti inglesi a prendere in mano una bicicletta. Una vera e propria “ciclying mania”. In realtà la diffusione del ciclismo in terra britannica deve molto proprio alla programmazione messa in piedi dal Team Sky, squadra nata solo nel 2009, anno che coincide con la prima edizione del “Go Sky Ride”.
Il programma dell’iniziativa prevede 8 km di biciclettata attraverso la città di Birmingham in una zona libera dal traffico, una zona “Tricks and Tunes” dove è possibile vedere e provare mountain bike e BMX, la “Disney Junior and Sky Kids Area” interamente dedicata ai bambini, la “Go-Ride Racing” zone dove i più giovani possono provare i nuovi modelli di bici da corsa e la “Bike Café” area dove si può trovare ristoro. Sarà anche possibile noleggiare bici e attrezzatura per gli sprovvisti di materiale tecnico.
Sarà poi allestito il gazebo “Believe in Britain” dove le persone potranno incontrare “top athletes” come Mark Cavendish, Sir Chris Hoy, Shanaze Reade, Jody Cundy and Victoria Pendleton.
Ecco cosa mi sono perso. Peccato!



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martedì 14 agosto 2012

The old valzer

Today, I was only thinking about what it is deeply important in real life. Our materialism is hard to get through. Honestly, what is not singing in modern life is our wild individualism. We confuse pragmatism with greediness. Our society is not like rock and roll. It is close to an Austrian valzer. Old society, old people, old ideas, old money.
We need a jump into the future, made of Youth and bravery, because we are in the age of cowardly.


The old coward doesn't wants things to change.
We need a new generation of thinkers. Idea is weapon. This should be clear for the next generation and without weapons you can't fight your war.

Marco

martedì 24 luglio 2012

Il raccolto intangibile

Ci sono infiniti momenti in cui pensi che la vita ti abbia tolto qualcosa. Si e' vero. Ma guardiamo mai a cosa ci ha dato? Molto meno. Nell'io egoistico che sosteniamo, siamo talmente proiettati nel nostro giocattolo (che poi e' la vita), che non ci guardiamo neanche attorno. Thoreau scriveva: "Il vero raccolto della mia vita quotidiana è qualcosa di altrettanto intangibile e indescrivibile dei colori del mattino e della sera". Forse e' vero, ciò che non vediamo e riconosciamo e' ciò che a lungo andare segna il nostro destino.




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lunedì 23 luglio 2012

La nostra sfida alle stelle*

Oggi più che mai, le nuove generazioni hanno bisogno di sfidare le stelle. Le vecchie generazioni che hanno lacerato il nostro paese, e superarle. E ora di lanciare la sfida alle stelle. Anche quelle irraggiungibili. E apparentemente invincibili.
"E che mai si può vedere, in un vecchio quadro, se non la faticosa contorsione dell'artista, che si sforzò di infrangere le insuperabili barriere opposte al desiderio di esprimere interamente il suo sogno?... Ammirare un quadro antico equivale a versare la nostra sensibilità in un'urna funeraria, invece di proiettarla lontano, in violenti getti di creazione e di azione." (Pubblicato dal «Figaro» di Parigi il 20 febbraio 1909 - manifesto futurista)




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giovedì 12 luglio 2012

The Olympic torch relay: Birmingham

The Olympic torch relay: Birmingham: Finally, the Olympic torch relay touched Birmingham between Saturday 29th and Sunday 30th June 2012. The city proudly celebrated the ...

Weapons of the Weak. Everyday Forms of Peasant Resistance - James C. Scott



This sensitive picture of the constant and circumspect struggle waged by peasants materially and ideologically against their oppressors shows that techniques of evasion and resistance may represent the most significant and effective means of class struggle in the long run.

"A major contribution to peasant studies, Malaysian studies, and the literature on revolutions and class consciousness."--Benedict R. Anderson, Cornell University

"The book is a splendid achievement. Because Scott listens closely to the villagers of Malaysia, he enormously expands our understanding of popular ideology and therefore of popular politics. And because he is also a brilliant analyst, he draws upon this concrete experience to develop a new critique of classical theories of ideology."—Frances Fox Piven, Graduate Center of the City University of New York

“An impressive work which may well become a classic.”—Terence J. Byres, Times Literary Supplement

“A highly readable, contextually sensitive, theoretically astute ethnography of a moral system in change….Weapons of the Weak is a brilliant book, combining a sure feel for the subjective side of struggle with a deft handling of economic and political trends.”—John R. Bown, Journal of Peasant Studies

“A splendid book, a worthy addition to the classic studies of Malay society and of the peasantry at large…. Combines the readability of Akenfield or Pig Earth with an accessible and illuminating theoretical commentary.”—A.F. Robertson, Times Higher Education Supplement

“No one who wants to understand peasant society, in or out of Southeast Asia, or theories of change, should fail to read [this book].”—Daniel S. Lev, Journal of Asian Studies

“A moving account of the poor’s refusal to accept the terms of their subordination…. Disposes of the belief that theoretical sophistication and intelligible prose are somehow at odds.”—Ramachandra Guha, Economic and Political Weekly

“A seminally important commentary on the state of peasant studies and the global literature…. This enormously rich work in Asian and comparative studies is… an essential contribution to participatory development theory and practice.”—Guy Gran, World Development

See: http://yalepress.yale.edu/book.asp?isbn=9780300036411

The Practice of Everyday Life - Michel de Certeau



In this incisive book, Michel de Certeau considers the uses to which social representation and modes of social behavior are put by individuals and groups, describing the tactics available to the common man for reclaiming his own autonomy from the all-pervasive forces of commerce, politics, and culture. In exploring the public meaning of ingeniously defended private meanings, de Certeau draws brilliantly on an immense theoretical literature to speak of an apposite use of imaginative literature.


lunedì 28 maggio 2012

La battaglia di Santiago


Doveva essere il mondiale delle stelle e dei talenti. La Russia schierava la saracinesca Lev Jascin, la Spagna i naturalizzati Puskas e Di Stefano e le stelle Suarez e Gento. L’Inghilterra presentava il “maestro” Bobby Charlton. Il Brasile sì, il Brasile, era ancora quello di Pelè. E l’Italia? “L’Italia di Macchiavelli”, come la definisce Beccantini, quella nazionalista, ma “oriunda” al bisogno (gli oriundi scesero in campo nelle precedenti edizioni del 1934, 1938 e 1958), proponeva Rivera, Sivori e Altafini.
Il Mondiale in Cile nel 1962 si rivelò in realtà per l’Italia un clamoroso e indimenticabile fallimento, che si sviluppò secondo linee della più recente eliminazione (o umiliazione) dell’Italia ad un mondiale. Quella ad opera della Korea del Sud durante il mondiale di Korea e Giappone del 2002. In entrambe le occasioni il protagonista fu l’arbitro. Nel 2002 Byron Moreno, nel 1962 l’inglese Ken Aston. Per capirci, quello a cui venne l’idea di introdurre i cartellini gialli e rossi da esibire ai calciatori in campo. God bless English people!
Nel 1962 il Cile era assorbito da tensioni sociali e politiche che contrapponevano il partito dei conservatori e filo-americani, all’ascesa del partito socialista capitanato da Salvador Allende, che nel 1970 sarebbe divenuto presidente della repubblica cilena da leader (o “lieder”, come volete) della coalizione Unidad Popular.
L’autore, il veneziano Alberto Facchinetti, ci racconta i protagonisti, i retroscena e gli inediti della partita del 2 giugno 1962 che si svolse tra i padroni di casa del Cile e l’Italia entrambe nello stesso girone di qualificazione. Come finì la partita? O meglio come fini la battaglia? Finì con due espulsioni ai danni dell’Italia, quella di Ferrini e David. Ferrini per fallo inesistente su Honorino Landa al 7° minuto di gioco. Gli altri protagonisti sono la serie di montanti e cazzotti esibiti da  Leonel Sànchez, attaccante, nonché figlio di un noto ex-pugile cileno dell’epoca, che prima stende l’oriundo Humberto Maschio, provocandogli la frattura del naso. L’arbitro non vede e il giocatore è costretto a continuare a giocare. Non esistevano ancora le sostituzioni. Poi si avventa su David durante uno scontro di gioco. David risponde e viene espulso. Solo lui. Ovviamente. Cornuti e mazziati. Sì, perché Aston vide solo la reazione dell’italiano. L’Italia, in nove contro undici, e con Maschio infortunato, difese lo 0-0 sino al 73° minuto, ma fu sconfitta. Cile-Italia finì 2-0 (74° Ramírez, 88° Toro). Aston, successivamente criticato dall’opinione pubblica internazionale si difese dichiarando: “Non stavo arbitrando una partita di calcio, stavo recitando come giudice in un conflitto militare”. L’Italia in virtù di questa sconfitta fu eliminata dal mondiale nonostante il pareggio con la Germania Ovest e la vittoria sulla Svizzera.
La Battaglia di Santiago. 2 Giugno 1962: Cile-Italia 2-0 riporta alla luce una vecchia ferita inflitta al calcio italiano. Ma il libro ha il merito di districarsi tra le diverse narrazioni dell’avvenimento. Non solo quelle di parte italiana. E come afferma l’autore, è difficile analizzare il fatto a cinquant’anni di distanza: “per esempio, come si fa a capire nel 2012 se ad Altafini gli avversari sputarono in faccia? Se Sànchez offese Maschio o se viceversa David provocò il cileno? Alcune cose poi sono entrate nella leggenda – afferma Facchinetti – e forse è giusto che là rimangano”.
In questo libro l’autore ha “cercato di raccontare le storie che hanno ruotato attorno alla partita”. Facchinetti sceglie il giusto “focus”, mettendosi dalla parte di nessuno, ovvero considerando le tesi di tutti, quella italiana, cilena o inglese che sia, senza farsi prendere da un “eccesso di nazionalismo”.
Facchinetti ha esordito con Doriani d’Argentina, che Beccantini ha definito “la saga dei campioni, quasi campioni e finti campioni”, e io aggiungo anche dei “bidoni” argentini che hanno attraversato la storia calcistica della Sampdoria. Ora lo aspettiamo al varco con la sua prossima avventura editoriale. (www.albertofacchinetti.it).
Marco Tiozzo

La battaglia di Santiago

La battaglia di Santiago: Doveva essere il mondiale delle stelle e dei talenti. La Russia schierava la saracinesca Lev Jascin, la Spagna i naturalizzati ...

lunedì 21 maggio 2012

Italiani a Birmingham: ecco il sito

Italiani a Birmingham: ecco il sito: Ormai è ufficiale: gli “Italiani a Birmingham” sbarcano sul web. Il progetto nasce sulla scia del gruppo facebook nato nel ...

"L'eredità immateriale". Un grande libro.




"La microstoria riguarda innanzitutto le procedure del lavoro dello storico, senza alcun riferimento alla dimensione dell’oggetto o alla realtà in esame. L’elemento individuale non è sacrificato alla generalizzazione, poiché indizi minimi o casi individuali possono essere rivelatori di fenomeni più generali". (Feltrinelli.it)

"La Battaglia di Santiago" 2 giugno 1962: Cile - Italia 2 - 0

con prefazione di Roberto Beccantini "Buonasera. La partita che state per vedere è la più stupida raccapricciante, nauseante e vergognosa esibizione calcistica, probabilmente dell'intera storia del calcio". David Coleman, BBC

mercoledì 11 aprile 2012

Postgraduate Research Day - Friday 4 May 2012



Postgraduate Research Day



Friday 4 May 2012



Danford Room, 224 Arts





Panel 1



9.30-10.00 Claire Morelon, Food shortages, social unrest and Empire collapse: the street in Prague around 1918



10.00-10.30 Patrick Longson, Germanophobia, press antagonism and a German panic? 1902-1904



10.30-11.00 Marco Tiozzo Fasiolo, Consensus for Mussolini? Popular opinion in the Province of Venice under the regime (1926- 1943).





TEA/COFFEE



Panel 2



11.30-12.00 Peter Hewitt, Material culture in Shakespeare’s England (title tbc)



12.00-12.30 Roger Bruton, "Noble patrons or men of science”: enlightened activity in the Severn Valley.



12.30-1.00 Andrew Limm, Strategic importance of the Low Countries to Britain, 1793-1814





LUNCH



Panel 3



2.00-2.30 Andrew Jones, Humanitarian NGOs and news production:

famine in Ethiopia and the British media, 1983-5



2.30-3.00 Allen Kiconco, The socio-economic reintegration of ‘child

mothers’ in post-conflict situations in Uganda



3.00-3.30 Isabel Cofie, Adolescent apprenticeship in Ghana



TEA







Panel 4



4.00- 4.30 Roger Deeks, Social class, officer commissions and the British army: the practice of commissioning from the ranks, 1903-1914



4.30-5.00 Simon Justice, A measure of dislocation: the effect of British infantry reorganisation on the Western Front in early 1918



5.00-5.30 Matthew Powell, Army Co-operation Command and Artillery Co-operation

martedì 14 febbraio 2012

France Under the Germans: Collaboration and Compromise




Editorial Reviews
Amazon.com Review
How is it that France, the cradle of European liberty and birthplace of the Declaration of Human Rights, fell so swiftly to German domination in World War II? How is it that so many French willingly collaborated with the occupiers, participating in the murder of Jews and other so-called undesirables? Philippe Burrin, professor of history at the Graduate Institute of International Studies in Geneva, confronts these troubling questions, looking beyond the usual motivations of "material self-interest" and "ideological convictions or connivance" to paint a complex portrait of French behavior under German rule. Hitler, Burrin writes, chose to allow the French government a certain degree of autonomy under the Vichy state, largely for strategic reasons: by allowing that measure of self-rule, he could free more soldiers for the war against the Soviet Union. For their part, the French leadership reasoned that a compromised self- rule was better than outright submission to the conqueror, even if it meant complying with disagreeable edicts. Some in the government and citizenry even viewed collaboration as an instrument of postwar advantage; as one French report of 1941 put it, "People continue to be delighted that both the Germans and the Russians are suffering heavy losses. They are hoping that eventually France will act as an intermediary for a compromise peace." France emerged from the war less powerful than the collaborationists had hoped, and today soul-searching questions about the nation's behavior during the Hitler years exercise the attention of historians and public intellectuals. Burrin's book is a solid contribution to the literature arising from this ongoing debate. --Gregory McNamee
From Publishers Weekly
Burrin, a professor of international history at the Graduate Institute of International Studies in Geneva, argues that the options faced by the French during the German occupation of WWII were not just between the extremes of collaboration and resistance. Although the Vichy government set the official example by collaborating with the Nazis, most French citizens chose the expedient (and sometimes profitable) path of passive accommodation. The first third of this detailed study traces the history of Vichy France during the first years of the occupation. The rest of the book deals with how the French people (not their government) either accommodated or collaborated. Those who actively resisted the occupiers seem to have been such an insignificant group that they are barely touched on here. According to Burrin, the French found German soldiers cleaner and more polite than they expected. The Germans found the French anti-British, anti-American and anti-Semitic. The major portion of this scholarly study shows how various groups came to terms with the Germans: labor unions, the church, the banks, the military, businessmen, prostitutes, small-time entrepreneurs, petty crooks, the intelligentsia. Also covered is the German propaganda machine and the use it made of regional separatism within France. The artistic community, Burrin suggests, was never as brave in standing up to the occupiers as it liked to pretend, largely because the Germans were quite permissive, except on the subject of the Jews. As for the Jews, his most damning charge is that when the Nazis demanded that adult Jews be shipped east to the camps, the French insisted that the children had to go with them. This is not easy reading, but in its unhurried, academic pace, it packs a punch.
Copyright 1996 Reed Business Information, Inc. --This text refers to the Hardcover edition.

Thanks to Amazon: http://www.amazon.com/France-Under-Germans-Collaboration-Compromise/dp/1565844394

martedì 7 febbraio 2012

La vita degli italiani nelle Midlands

La vita degli italiani nelle Midlands: Ecco il prosieguo del pezzo di Marco Tiozzo sugli italiani di Birmingham.  Per leggere la prima parte basta cliccare qui.
Una ...

mercoledì 1 febbraio 2012

Italia batte Inghilterra: la squadra di Birmingham cresce

Italia batte Inghilterra: la squadra di Birmingham cresce: Il network degli italiani all’estero, in questo periodo di profonda crisi economica, va sempre più allargandosi.
Nell’era della globalizzazione, però, risulta ...