Quest’anno ricorre il 65° anniversario della Liberazione e l’Anpi di Chioggia intende ricordare tutti i cittadini chioggiotti che contribuirono a slegare l’Italia dal giogo della dittatura nazifascista.
La celebrazione assume ancora maggior rilievo proprio perché – ad oggi – è in atto un vero è proprio processo revisionistico volto a cambiare la memoria storica del Paese, con la minaccia non più di tanto velata (di alcuni esponenti delle istituzioni) di voler cambiare i libri di Storia. Si vorrebbe accomunare le vicende, seppur tragiche, di aggrediti e aggressori, cosa che riteniamo inaccettabile, se non nella più ampia comprensione dei fatti realmente accaduti. Ma ormai non ci si scandalizza neanche più se in alcuni comuni (come quello di Montichiari) le amministrazioni vietano i festeggiamenti per il 25 aprile.
Preso atto che i valori profondi della Resistenza e principi fondamentali della Costituzione vengono talora messi in discussione, più vivo e più forte è il messaggio che i partigiani di ieri e quelli delle battaglie future, devono lanciare alle persone, in particolare ai giovani.
D’altronde la caduta dei principi morali delle istituzioni italiane sta contribuendo allo smarrimento dei valori tradizionali che hanno fondato la nostra Repubblica: il lavoro, la dignità umana e l’uguaglianza. Valori e diritti ogni giorno calpestati. La vera sfida dei partigiani di oggi sarà dunque ridare dignità al lavoro e alla nostra società che penalizza i deboli e limita la libertà di espressione.
Il concetto chiave per il futuro sarà la “memoria”: l’Italia è una nazione che dimentica troppo presto e troppo spesso, ma una Paese senza memoria è un Paese senza eredità e senza nulla da dire alle generazioni future.
Ancor più forte è il nostro monito quest’anno che coincide anche con il 150° anniversario dell’Unità d’Italia e ci rivolgiamo proprio ai giovani, ai quali chiediamo di fuggire i proclami di taluni politicanti che inneggiano a un non meglio definito (e mai esistito) staterello dalle bandiere verdi e li invitiamo ad essere orgogliosi del tricolore che contraddistingue i nostri simboli di nazione.
Una canzone partigiana diceva: “Ci chiamavano ribelli” e noi aggiungiamo ribelli (vecchi e nuovi) per la libertà.
Viva l’Italia Viva i partigiani e Viva il Tricolore
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